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Sampdoria-Roma 2-1

26' Delvecchio, 61' Palmieri,  75' Iacopino

Sampdoria (4-4-2): Ferron 6,5, Balleri 6 (85' Nava Sv) , Mannini 6,5, Grandoni 6, Castellini 5,5, Vergassola 6, Franceschetti 6,5, Laigle 5,5, Iacopino 6,5 (93' Sgro' Sv), Ortega 6, Palmieri 6,5 (91' Zivkovic Sv). (22 Ambrosio, 27 Ficini, 16 Cordoba, 28 Stendardo). Allenatore: Luciano Spaletti 6.

Roma (4-3-3): Chimenti 6,5, Cafu' 5, Zago 5, Aldair 5,5, Candela 6, Tommasi 6, Di Biagio 6, Di Francesco 6 (77' Gautieri Sv), Paulo Sergio 5 (77' Alenichev Sv), Delvecchio 6,5, Totti 6,5 (59' Frau 5) (22 Campagnolo, 13 Petruzzi, 20 Dal Moro, 23 Conti D.). Allenatore: Zdenek Zeman 5,5.

 

La Roma più bella, ma al tempo stesso la più sciupona e la più ingenua. Domina, macina gioco e nasconde a lungo la palla agli avversari, ma riesce a perdere contro una Sampdoria messa insieme con colla e cerotti dopo l'incredibile batosta di Cagliari, con più di una assenza importante (Montella su tutti).

L'occasione per i giallorosii era di quelle ghiotte, perché una vittoria a Marassi avrebbe portato la Roma a ridosso della Fiorentina capoclassifica, con la prospettiva di giocarsi il primo posto alla prossima giornata. E quando Delvecchio ha portato i giallorossi in vantaggio, davanti ai teleschermi, nelle case e nei bar della capitale, già si pensava a riempire l'Olimpico tra due settimane per la sfida con i viola.

L'apertura al volo di Totti per lo scatto sulla fascia di Tommasi era da manuale, il passaggio al centro del numero 17 non era perfetto, ma Grandoni lisciava la palla e il centravanti giallorosso ringraziava infilando sul palo alla destra di Ferron.

Nei minuti successivi una sola squadra in campo, con i blucerchiati completamente nel pallone, e il colpo del K.O. sembrava nell'aria, ma non arrivava. Una Roma spettacolare, sicuramente, ma con una difesa in linea esageratamente alta (quasi a centrocampo !) che più di una volta ha rischiato di far correre seri pericoli a Chimenti: una trappola del fuorigioco giocata sul filo dei millimetri e delle frazioni di secondo, che ha costretto il portiere giallorosso a giocare spesso da libero e a ringraziare talvolta i grossolani errori delle punte blucerchiate.

La musica non cambia nella ripresa, e quando Cafu ha seminato lo scompiglio sulla fascia mettendo al centro un pallone che doveva solo essere sospinto in porta, non c'è stato tifoso giallorosso che davanti alla TV non abbia urlato "goal". E invece un incredulo Ferron si è sentito il pallone rimbalzare addosso, mentre Delvecchio si guadagnava le imprecazioni del popolo giallorosso. Avrà anche segnato quattro reti in tre partite, si commenta, ma alla Roma serve un centravanti vero, che certi palloni li butti dentro senza troppi complimenti.

E siccome i luoghi comuni nel calcio qualche fondamento di verità ce l'hanno, a goal sbagliato ne segue uno segnato: un minuto dopo, ma dall'altra parte, quando Zago (spintonato? forse sì) lascia Palmieri libero di schiacciare in rete un cross su calcio piazzato. Mentre l'intero stadio canta per l'insperato pareggio, Ortega ha la furbizia di guadagnare una punizione senza subire nessun fallo.

Troppe volte in questo avvio di stagione la Roma aveva piazzato con troppa sufficienza la barriera, ed era stata salvata solo dai pali (Salernitana e Empoli). Stavolta va male, perché Iacopino approfitta alla grande di una barriera che si abbassa quando parte il tiro e di un portiere incollato al terreno (il pallone è entrato sul palo di Chimenti). Fine dei giochi, considerato che nell'ultimo quarto d'ora l'attacco giallorosso era formato da Gautieri, Frau e Delvecchio. Con Bartelt in tribuna, e Zeman un giorno ce ne spiegherà il motivo, tra una sigaretta e l'altra.

Per la Roma c'è solo da recriminare. Perché regalare tre punti a un avversario come la Sampdoria prendendo due goal su calcio piazzato è veramente troppo. Dal rigore di Empoli alla beffa di Marassi: cinque punti buttati in due trasferte, e la sfida con la Fiorentina della prossima giornata ha perso improvvisamente il suo fascino. Per la Samp boccata d'ossigeno fondamentale dopo una partita giocata davvero col cuore.