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Coppa Italia 1984/85, Finale, andata - Milano, 29 Giugno1985

Milan-Sampdoria 0-1

24' Souness

Milan: Terraneo; Baresi Tassotti; Icardi, Battistini, Evani; Verza, Wilkins, Hateley, Scarnecchia (46' Russo), Virdis. All.: Liedholm.

Sampdoria: Bordon; Paganin, Galia; Pari, Vierchowod, L.Pellegrini; Scanziani, Souness, Francis (63' Mancini), Salsano (87' Renica), Vialli. All.: Bersellini.

Quel Campionato, 1984/85 terminò con un verdetto inusuale per la “legge del Calcio Italiano” regalando una delle più belle favole mai scritte nella Storia dell’Italia pallonara. L’Hellas Verona, vinse con pieno merito il suo Scudetto disputando un Campionato perfetto, ma soprattutto regalando la sensazione che, almeno per una volta lo Sport e i diritti veramente acquisiti sul campo avessero la meglio sui vomitevoli “interessi” del Palazzo legati ai bacini di utenza delle solite squadre di comodo, quelle che di riffa o di raffa devono sempre e comunque vincere, perché il carrozzone deve fare cassa, vendere tante rosee, fare audience di “tifosi da tv” dalle anonime strisce verticali, quelli che per il 90% non ha mai messo piede dentro uno stadio.

Quelli che hanno anche il coraggio di riderti in faccia quando dici “Io sono Sampdoriano” senza nemmeno sapere cosa vuol dire portare dentro quei Colori per AMORE, difenderli a spada tratta da tutto ciò che è il loro male, sempre, senza pretendere di voler vincere, se non la semplice esigenza di vederli veleggiare su di un prato verde, e non conta contro chi o in quale categoria, basta vederli, basta sapere CHE ESISTONO! Questo è l’Orgoglio di chi Ama veramente e se ne fotte di tutto quello che si può dire al di fuori del proprio ambiente. Ma tutto ciò non è merce acquisita, è un connotato personale che nasce di riflesso alla propria Realtà, si radica indissolubilmente diventa parte di te e ti accompagna alla tomba dove meglio il più tardi possibile prima o poi si dovrà tutti arrivare.

Gli anni seguenti e soprattutto la storia recente ci ha purtroppo riportato con i piedi ben saldi per terra. Figure veramente ripugnanti come quelle dei vari Matarrese prima, Galliani, Sensi e Carraro dopo hanno fatto si che quella dolcissima stagione “anomala” rimase una meravigliosa parentesi da favola ripetuta solo nel 1991 con il nostro Scudetto. Quella stagione fu memorabile, e la SAMPDORIA disputò un Campionato di primissimo livello giocandosi addirittura il Titolo con la fantastica Formazione Scaligera fino a poche giornate dalla fine.

Alla fine finimmo quarti uguagliando il più alto piazzamento filo a lì raggiunto, quello della SAMPDORIA dell’Attacco Atomico di Alberto Ravano... ma io in quegli anni ero ancora nel mondo delle merendine, nell’Hiperspazio  La partita contro L’Atalanta che ci vide vittoriosi per 3 a 0 l’ultima giornata a Marassi ci proiettò in Europa in uno stadio colmo di Entusiasmo. Cori, cortei, canti si susseguirono fino a notte fonda… ma il bello doveva ancora venire. La Stagione era tutt’altro che terminata e la Felicità per la qualificazione Europea che faceva da riflesso alla fresca favola Tricolore degli Amici Gialloblù avrebbe dovuto comunque avere una coda degna dell’unicità di quell’annata.

Così si riprese a giocare per terminare con un autentico tour de force i 3 turni finali che avrebbero chiuso con la seconda competizione Nazionale quella parentesi Sportiva. Le tre doppie sfide si svolsero in un clima di travolgente entusiasmo, ancora fresco delle gesta Sportive di Trevor Francis, di Charlie Champagne, del giovanissimo Luca Vialli, dell’”anziano” Capitan Scanziani (il quale purtroppo indossando quella lurida maglia dopo aver indossato quella più bella del Mondo ha rovinato il mio ricordo su di lui), di Roberto Galia, del Campione di Spagna Ivano Bordon del “Bimbo d’Oro” Roberto Mancini ancora troppo giovane per poter essere quello che poi sarebbe diventato e che è tutt’oggi riconosciuto dalla straripante maggioranza dei Sampdoriani, ovvero l’Immagine della SAMPDORIA nella Storia di tutti i tempi.

Era una SAMPDORIA bella, fresca e ben mixata fra giovanissime Grandi promesse e Grandi ed affermati Campioni sul viale del tramonto. I Quarti contro l’odiato Toro e le semifinali contro la Fiorentina ci regalarono 4 partite gioiose condite da due ottimi pareggi esterni e due meravigliose vittorie interne, quelle che ci spalancarono le porte alla doppia finalissima contro il Milan di Liedholm, l’appuntamento allora più alto della Storia della SAMPDORIA.

E l’aria che si respirava non lasciava spazio a timori. Ero certo, SICURO che l’anno successivo sulla maglia blucerchiata ci sarebbe stata una coccarda tricolore, non poteva essere diversamente. Si trattava solo di godermi nel miglior modo possibile quel pezzo di Storia che avrebbe comunque scritto una delle più belle pagine della mia vita. Decisi con tutto me stesso di vivere quella doppia finale in prima fila…

L’incoscienza dei diciott’anni è disarmante, mette tenerezza ma è anche cocciuta se uno ci pensa col senno di poi.
In quei tempi ero studente, e l’anno scolastico non finì benissimo, tre materie a settembre, matematica, chimica e fisica, tre bestie nere sacrificate sull’altare della SAMPDORIA che occupava la vetta dei miei pensieri. I miei non erano molto contenti della mia “testa” di allora, ma ero così…non ci potevo far niente, per LEI sarei anche scappato di casa, e fidatevi che lo avrei fatto veramente.

Ero miscio scoppiato. Avevo speso tutti i miei risparmi per le trasferte di Torino e di Firenze, non avevo mille lire in tasca e come al solito il mio fottutissimo orgoglio mi impedì di chiedere anche solo 100 lire ai miei o a mio fratello.
La partita di andata a San Siro era irrinunciabile e per l’occasione scese da Verona anche Luca, il mio Amico delle BGB fresco Campione d’Italia.

Partii in treno senza biglietto viaggiando nei cessi scappando abilmente dai controllori che svogliatamente percorrevano il convoglio. Arrivato a Milano Centale presi il metrò scendendo al Lotto. 10 minuti a piedi ed eccomi a S.Siro dove cercai inutilmente Luca. Lo vidi dentro lo stadio, più tardi. Per entrare cercai qualche “compagno di avventura” per entrare senza biglietto, non era facile e quando vidi un gruppo di Sampdoriani che confabulavano fra loro mi scaraventai a cercare conforto.

Era proprio il mio anno quello! Insieme a loro c’era un ragazzo interista che ci mostrò un luogo dove scavalcare non era poi tanto difficile e dove era abbastanza facile eludere la sorveglianza. Mi feci coraggio e scavalcai, non fu difficile, saltai come un grillo….allora portavo la 44 di taglia, ero magro come un’acciuga e da incosciente non avevo paura di nulla.

Una volta dentro scappai con tutta la mia forza verso la prima rampa per paura di essere “acciuffato” e nell’arco di pochissimo tempo fui dentro. In pochi minuti mi trovai in mezzo alla bolgia. Fu una partita indimenticabile. La gioia si trasformò in delirio quando Charlie depositò morbidamente il pallone sulla sinistra di Terraneo. Vidi la palla insaccarsi nell’angolino e la rete nera della porta gonfiarsi. GOOOOOOLLLLLL!!!!!!!!!! Scoppiò il finimondo! Urla, baci, abbracci, canti, sciarpe al vento fino al triplice fischio. Il resto dell’incontro si consumò senza alcun sussulto. Ormai nessuno ci avrebbe fermato, eravamo un rullo compressore.

Il viaggio di ritorno fu il prosieguo di quella festa. Il controllore non si vide minimamente in quel treno-inferno saturo di vapori di alcool e “fumo”. La partita di ritorno..quella del Trionfo fu l’apoteosi.


Axel

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