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Savoia-Sampdoria 1-3

5’ Flachi, 22’ Flachi, 30’ Battaglia (r.), 61’ Palmieri


Savoia (4-4-2): Mazzi, Bonadei, Porchia, Fanucci, Tasca (60' Di Bari), Monza, De Vezze (67' Ferazzoli), Briano, Nocerino, Battaglia, Ghirardello (77' Kanyengele).

Sampdoria (4-4-2): Sereni, Sakic, Ficini, Stendardo, Vasari (73' Zivkovic), Vergassola, Pesaresi, Doriva, Sgro' (54' Casale), Flachi, Palmieri (64' Iacopino).


Duro impatto con il calcio dei grandi per i campani del Savoia. La Samp, che ha intenzioni ampiamente dichiarate di vincere il campionato di B, fa un sol boccone del Savoia e guarda al futuro con serenità. La squadra di Jaconi riesce a recuperare anche un sorriso nella disgraziata notte di Ferragosto e pensa che, in fondo, non sono queste le partite da vincere. Così il cammino riprende senza traumi ma con la consapevolezza che le cose sono cambiate e i successi della passata stagione vanno messi tra i ricordi perché in B ci sarà da soffrire.

A dire la verità, al Giraud la sofferenza il Savoia se l'è andata cercando da solo. Un assetto tattico singolare e per certi versi spregiudicato ha mandato in tilt la squadra: solo tre difensori, con un centrocampo «a cinque» rinforzato sulle ali, e attacco (rivisitato per l'assenza di Lemme) con un Ghirardello troppo brutto per essere vero e un Battaglia aggressivo e grintoso che s'è caricato sulle spalle tutto il lavoro del reparto.

L'idea di una difesa meno arroccata in favore di un centrocampo più compatto frullava nella testa di Jaconi già dal ritiro. Sembrava dovesse essere una soluzione alternativa e nulla più; invece domenica sera è diventato lo schieramento-base. E la Sampdoria non ha perdonato. Sulle fasce si sono aperte autostrade senza pedaggio per i blucerchiati: i tre difensori (naturalmente) hanno faticato a tener testa agli assalti; i due centrocampisti che avrebbero dovuto supportare il reparto arretrato arrancavano e gli ospiti sono andati a nozze con il gol. Una, due, tre volte: e nelle azioni «incriminate» c'era dentro sempre il povero Fanucci che qualche colpa ce l'avrà anche, ma che non merita d'essere trasformato in facile capro espiatorio.

Insomma, l'innovativa idea di Jaconi se proprio non merita d'essere bocciata, va senz'altro rivisitata. E magari riproposta quando in campo ci sarà una squadra che ha assimilato meglio le idee dell'allenatore e con una preparazione fisica superiore a quella di Ferragosto. Detto dei difetti, proviamo a scoprire anche i pregi di un Savoia arrabbiato e arrembante. Grinta e coraggio innanzitutto, che sono state impersonate magistralmente da Battaglia e da Monza, veri leader in campo: uomini d'esperienza con stimoli da ragazzini, praticamente un cocktail perfetto per riuscire nell'impresa della salvezza. Gli altri (chi più, chi meno) sono ancora a mezzo servizio, ma il giudizio viene comunque «segnato» dalle scelte di Jaconi che hanno influito sul gioco dei bianchi di Torre.

E poi, non va dimenticato, di fronte al Savoia c'era la Samp. La squadra mandata in campo da Ventura, con tutti i limiti causati da defezioni e infortuni, era composta per dieci undicesimi da uomini con grande esperienza di serie A. Quell'unico giocatore-ragazzino dei blucerchiati di Ferragosto, si chiama Guglielmo Stendardo: fino all'anno passato era il pezzo pregiato delle giovanili del Napoli (il perché della sua cessione resta un mistero, soprattutto dopo averlo visto all'opera al Giraud) e poi è stato spedito via, a Genova. Stendardo è bravo per davvero e non ha affatto sfigurato.

Nota di merito, infine, per il pubblico. Spalti colmi, voglia di divertirsi e partecipare alla festa, tanta civiltà e sano tifo che in certe occasioni s'è trasformato in motore supplementare per la squadra in campo. Menzione particolare per un episodio che probabilmente è sfuggito a molti: Palmieri dopo aver segnato il gol del definitivo ko è stato sostituito e si è avviato sotto la doccia. All'ingresso degli spogliatoi, proprio sotto la curva, è stato accolto da un applauso sincero e caloroso e il giocatore, sorpreso, ha risposto con un applauso. Queste sono le vittorie più belle: quelle della civiltà e del rispetto. Accontentiamoci, in attesa di festeggiare le vittorie vere, quelle che arriveranno dal campo.

 

 


 

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