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Mauro Bertarelli

Giocatore sfortunatissimo, grande promessa della Samp, ha visto la sua carriera da professionista praticamente rovinata dall'infortunio nella partita di Coppa delle Coppe del 1994, a Genova contro i norvegesi del Bodoe Glimt. Infortunio al ginocchio da cui non si è più ripreso completamente e che l'ha poi confinato alle categorie minori. Peccato perchè le premesse per una buona carriera c'erano tutti. I tifosi doriani ne conservano un ottimo ricordo e si rammaricano per quello che non ha mai potuto fare in maglia blucerchiata.

Dati anagrafici e tecnici

Ruolo: Centrocampista destro / sinistro
Nazionalità: Italiana
Nato a: Arezzo, 15 Settembre 1970
Altezza * Peso: 176 cm * 68 kg
Stagioni nella Sampdoria: 4

Stagioni alla Sampdoria

Stagione Competizione Minuti Presenze Gol
1992/93 Serie A 844' 26 2
Coppa Italia 48' 1 0
Totale 892' 27 2
1993/94 Serie A 544' 16 2
Coppa Italia 237' 3 1
Totale 781' 19 3
1994/95 Serie A -' 2 1
Coppa Italia -' - 1
Coppa delle Coppe -' - 1
Totale -' 7 3
1995/96 Serie A -' 8 0
Coppa Italia -' - 0
Totale -' - 0
Totale nella Sampdoria -' - 7

Stagioni precedenti e successive non alla Sampdoria

Stagione Squadra Categoria Presenze Reti
2000/01 Ravenna B 22 0
1999/00 Ravenna B 12 3
1998/99 Ravenna B 15 3

1997/98

Ravenna B 15 3
1996/97 Empoli B 25 7
1990/91 Ancona B 33 9
1989/90 Ancona B 28 5
1988/89 Rimini C1 15 4
1986/87 Jesi C2 28 1

Tore

Intervista all'ultimo anno da professionista:

Bertarelli, una carriera a metà

Una parabola che si è incrinata troppo presto quella di Mauro Bertarelli, proprio mentre la sua carriera stava decollando. Da quattro stagioni l’attaccante di Arezzo, 30 anni compiuti nello scorso settembre, è a Ravenna, in serie B. “Qui sto benissimo, vorrei chiudere la carriera in questa squadra”, ma basta una domanda e una risposta per tornare con la memoria a quel terribile impatto in una serata di Coppa Coppe nel settembre ’94, tra l’allora punta della Sampdoria e il portiere dei norvegesi del Bodø Glimt. Da quel momento è iniziata un lungo calvario.

Come giudica fino a questo momento la sua stagione. Ha segnato un solo gol, pensava di riuscire a fare di più?
“A dir le verità ne ho segnati due perché uno regolare me lo hanno annullato. Purtroppo sono in una situazione un po’ delicata, non mi posso allenare come gli altri giocatori e non posso avere la loro continuità. Svolgo allenamenti specifici e questo mi limita anche la domenica quando mi chiamano a giocare spezzoni di partita”.

Superfluo, a questo punto, chiedere se a quell’infortunio al ginocchio ci pensa spesso.
“Ci convivo da sei anni, è un tormento che mi porto dietro. La cosa peggiore è che non posso allenarmi come i miei compagni”.

Lei ci pensa ancora alla serie A?
“Non è che voglio essere negativo o pessimista, però credo che il mio treno sia passato nel momento migliore, quando ero alla Sampdoria, giocavo sempre e andavo in gol con regolarità. Non voglio dire che quell’incidente mi ha rovinato la carriera”. Ha un attimo di esitazione, come se dire il contrario fosse un atto di immodestia. Poi torna sui suoi passi e si accoda a quello che tutti i suoi sostenitori pensano da quella serata. “Però sì, posso anche dirlo. Quell’incidente ha condizionato in modo determinante la mia storia calcistica”.

Non è solo questione di successi e trofei e ingaggi e grandi palcoscenici. Per un giocatore infortunato, essere in un grande club significa anche altro. “Certo, se riuscissi ad andare in una società importante, meglio organizzata, ci sarebbero anche dei benefici, sarei seguito meglio, curato con più attenzione. Avrei dei vantaggi anche da questo punto di vista”.

Vuol dire che alla Sampdoria non l’hanno curata bene?
No, il mio infortunio era molto grave. Poi la Sampdoria mi ha ceduto ad altre squadre (prima a Empoli, poi a Ravenna). Ecco, forse io avrei preferito rimanere a Genova”.

E’ vero che in quella squadra c’era un ambiente straordinario?
“Sì è vero, sono stati quattro anni bellissimi, anche se due li ho vissuti da infortunato. Si stava veramente bene”.

Lei che ci ha giocato insieme, avrebbe immaginato un Mancini allenatore?
“Che cosa c’è di strano, è quello che ha fatto fino a ieri, l’unica differenza è che adesso gli hanno dato il patentino”.

Passiamo al presente. La classifica del Ravenna non è buona, avete paura della retrocessione?
“La situazione non è delle migliori, noi lotteremo fino alla fine. Per fortuna questa è una piazza tranquilla. Io ho ancora un anno di contratto oltre a questo. Ma vorrei chiudere qui la carriera”.

Ha sofferto la partenza di uno come Dell’Anno?
“Pesa parecchio perché Francesco era uno dei pochi che ti poteva dare la palla gol in qualsiasi momento. Era importante in una squadra come il Ravenna dove c’è molta quantità ma non molta qualità”.

In questa stagione in serie A sono esplosi parecchi giovani attaccanti. Chi le piace di più?
“Parlano tutti di Cassano, anche se di gol non ha fatto moltissimi gol, però ha dei numeri notevoli. Mi piace anche Rossini e poi Toni che conosco dai tempi di Empoli quando giocavamo insieme”.

E in serie B c’è qualcuno che l’ha impressionata in modo particolare?
“Sono rimasto colpito da Campedelli (centrocampista della Salernitana). Quando siamo andati a giocare all’Arechi, ha messo in mostra un buon tiro e un buon dribbling”.

Lei ha giocato sia in A che in B. Per un giocatore di classe, dai piedi buoni, dove è più difficile giocare? E dove riesce ad essere più determinante?
“Secondo me, è più agevole giocare nella massima divisione. Perché in serie A si gioca a pallone, mentre tra i cadetti c’è più agonismo. Tra le due categorie c’è la stessa differenza che c’è tra il giorno e la notte”. Come tra una carriera senza o con quel maledetto infortunio.

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